Yūgen Studio Magazine

Cos’è un Magazine?

Dipende da quanti anni hai, e da dove provieni.

A livello internazionale è un prodotto editoriale che racchiude e sviluppa uno specifico argomento. Sono note le riviste (o magazine) musicali, sportive, di fotografia o di giardinaggio, un po’ meno quelle sul “bondage”. Scritto tra le virgolette perché sarebbe limitativo tradurre questo progetto legandolo ad una definizione specifica, è molto, molto di più.

Ma prima ancora di aprire e sfogliare con la dovuta curiosità il numero zero, attratto non tanto dalla copertina ma dalla “fascetta”, con i target degli argomenti, una nota classica per chi ama il bello ma con i font attuali e leggibili dello stile moderno; occorre sapere chi e cosa c’è oltre la copertina. Un po’ come quando si scorrazza in libreria, si rimane attratti dalla scritta frontale e, quasi per istinto, vien da chiedersi chi c’è dietro? Chi è che mi ha attirato così tanto?

Federico Kirigami, Marta Tenshiko, Ema Kuroko. Personaggi di indubbio livello professionale che sono partiti da un nome: Yūgen. Una parola di difficile traduzione ma che racchiude in se l’intero concetto giapponese di estetica. Sarebbe complesso in poche righe racchiudere e collegare arti come la calligrafia, la disposizione dei fiori, la cerimonia del tè o del kintsugi (arte del riparare) in un unico profondo respiro, ma è proprio la filosofia su cui è strutturato lo Studio, la preparazione e la Scuola dei protagonisti di questo progetto. Per chi volesse approfondire il concetto di Yūgen consiglio di leggere questa pagina: Yūgen | Traditional Kyoto ma proverei anche a stimolare chi legge con le semplici ed efficaci parole di Zeami Motokiyo nell’espressione della sua esperienza di Yūgen: “ guardare il sole tramontare dietro una collina ricoperta di fiori. Vagare in un'immensa foresta senza pensare al ritorno. Stare sulla riva e guardare una barca che scompare dietro isole lontane. Contemplare il volo delle oche selvatiche viste e perse tra le nuvole…”.

Sensorialmente, tornando alla realtà della rivista, sembra di essere nel mondo della vera editoria, la copertina è semirigida e rende l’idea del contenuto anche solo per l’impatto epidermico, le pagine sono lisce e scorrono una dietro l’altra con un intermittenza quasi perfetta. L’indice, in terza pagina, è il biglietto da visita di ogni rivista. È da qui che si parte ed è qui che già ci si immerge tra i nove articoli e la foto a fronte che suggestiona e porta a entrare nel mondo “legato”. Non ci si può fermare, nonostante gli articoli siano scorrevoli e meritano un’attenzione particolare, la prima lettura è puramente fotografica. Sono tutte foto molto curate, non solo nel taglio, nella luce, nell’esposizione ma anche nell’animo di ciò che vogliono rappresentare. Non si tratta di una compilation di foto da esibizione, ma il racconto di una storia, di una sensazione, di un’emozione. Si guardano e si riguardano più volte, un po’ come le opere d’arte, scoprendo particolari nascosti ad ogni nuovo passaggio. Ma ciò che è davvero emozionante, forse anche per molti che, come me, di magazine ne hanno letti parecchi, è “sbirciare” nel buco della serratura per vedere come è stato possibile realizzare tale perfezione.

Qui entra in gioco la genuinità di questo testo, la solidità su cui è costruito: il backstage. Nessuna paura di rivelare e spiegare, con la collaborazione di preziosi professionisti, quelle che sono le sensazioni e le emozioni di chi viene legato, visto da un punto di vista differente da quello del fruitore delle foto. Una conseguenza, una riflessione, questa, che spesso viene lasciata ad interpretazione del lettore. Non in questa pubblicazione, dove tutto è cristallino ed è possibile affrontare in maniera seria e artistica anche i sentimenti più profondi.

Tutti i testi sono curati, particolarmente interessanti, così ben descritti dalla successione delle immagini che, scorrendole, sembra di essere presenti in ogni istante. Uno story telling perfetto che attira il lettore verso l’ultima pagina. Forse, lo scrivo con un pizzico di rammarico, una quarta di copertina con un’ultima, piccola, immagine l’abbandono sarebbe stato meno duro. E’ tipico dei giapponesi: “quando è ora di smettere è inutile tergiversare oltre”. Sarà piacevole scoprire i futuri numeri di questo magazine, che ha già presentato la copertina del numero 1 in uscita alla fine di Settembre.

Un ringraziamento dovuto a chi si impegna nella divulgazione, nel continuo studio e non solo delle corde, nella ricerca e nella scoperta di ciò che è ancora sepolto. Ottimo lavoro!

Jean Bottega

 

Per chi volesse approfondire o chiedere informazioni su Yūgen Studio può visitare il sito: Rope Tales Milano - Corsi Bondage, Shibari, Kinbaku - spettacoli bondage .

Foto: Yūgen Studio Magazine #0 – Yūgen Studio ©