Quanto conta l'estetica?

Non conta nulla. Importa poco. E’ importante. A volte fondamentale. Si può fare a meno.

A seconda delle visioni, comportamenti e sviluppi dei rapporti all’interno del contesto Kinky, le risposte alla domanda cambiano fino ad essere contrapposte.

Dalla noncuranza assoluta al contesto e all’uso di strumenti di fortuna per il gioco, giustificato dal fatto che: “i sentimenti e l’attrazione sono più importanti”, fino alla cura minuziosa dei dettagli di un dress code che rappresenti il nostro intimo, o che faccia ingolosire pretendenti e ammiratori racchiuso nella frase “anche l’occhio vuole la sua parte”, il gap è davvero abissale.


Modi e approcci diametralmente opposti che spesso entrano in conflitto per questioni di gusto o di “etica” salvo poi ricongiungersi trovando mediazioni in occasioni particolari come i play party o i ritrovi a tema nei club.

Siamo abituati a essere manipolati da ciò che vediamo, ad attribuire ruoli a semplici “travestimenti”, in un contesto dove ancora oggi gli status non sono ancora tramontati e la pelle, le borchie, le catene, le corde e i frustini (di ogni tipo e genere) sono must a cui spesso non si può rinunciare come simbologia di appartenenza.


Eppure, salvo casi particolari, sembra che il gusto del estetica e la ricerca dell’originalità sia trainante e carburante in ogni rapporto, in particolare modo in quello D/s dove la simbologia ha un risvolto anche psicologico sulle dinamiche e “l’oggetto” diventa espressione comunicativa.

Anche il concetto di “bello” dovrebbe essere condiviso, non in termini assoluti ma, anzi, unicamente all’interno dei rapporti, dove è ciò che piace che trova spazi indipendentemente dal fatto che sia riconosciuto anche da altri.


Molto spesso è utile riflettere anche sulla funzionalità, in quanto alcune situazioni sono pratiche e la “scomodità” in cambio della “bellezza” è una formula che non paga, semmai limita.  

Io penso che il nostro gusto personale ci accompagni ovunque, rivediamo i colori delle stanze che abitiamo, compriamo accessori che seppur utili non “stonino” con l’ambiente, abbiamo cura di valutare i colori che indossiamo, ci trucchiamo per far scomparire “le bruttezze”, usiamo profumi per modificare il nostro odore, fino a scegliere un “tipo” di orologio, nonostante segnino tutti la stessa ora. Non è una questione di denaro o di ostentazione ma di valutazione di quanto le emozioni che proviamo siano diverse in base a quello che ci circonda, (che quasi sempre siamo noi a scegliere) e quanto siamo, o meno, condizionati dalla valutazione estetica di ciò che vediamo.


Come reagisce il nostro corpo quando l’estetica intorno a noi non è gradita? Ci sono segnali inequivocabili e chi ha un minimo di sensibilità non ha difficoltà a coglierli, dalla diffidenza fino alla repulsione. Molto meglio prestare attenzione e scoprire quali sono gli standard di coppia sulla bellezza trovando il giusto compromesso tra i gusti di tutti, cercare un minimo di qualità in ciò che si usa, e un pizzico di stile che rende ognuno di noi divers@ e unic@.


Jean Bottega

Dungeon Keeper - Red Padlock Room