L'approccio moderno

Inutile dire quanto la socializzazione e l’aggregazione siano state oggetto di dibattito in questi ultimi due anni e, forse grazie anche all’isolamento forzato, alla lontananza obbligata e al confinamento abbiamo riscoperto quanto sia piacevole avere qualcuno accanto fisicamente.

Eppure per molti, ancora ancorati ai social come unico sistema per poter comunicare e socializzare, rimane un grande bacino dove inserirsi e poter “cacciare” indiscriminatamente tutto ciò che ha una parvenza di vita. Alla fine però, escludendo gli insistenti e i maleducati, credo che faccia parte del gioco e che sia compito del singol* discriminare e evitare gli “ami”.

In ogni caso i Social (tutti, chi più chi meno) possono essere utilizzati per conoscere altre persone, a volte anche in maniera approfondita, tanto da scavallare poi nella frequentazione reale. Una favola, seppur in minima percentuale realizzata, che continua a far sognare prede credulone e a far sfregare le mani ai pescatori veterani o neoassunti. Non è mia intenzione pontificare sulla “pesca a strascico” o sulla serialità di comportamenti che giungono a essere lesivi, è già stato scritto e reclamato  fino alla nausea. Basta?  Certo che No! Ma non si può, per ora, fare di meglio.

Ma quali sono, allora, gli approcci giusti? Esistono?

Sì, si fondano sulla cultura e la buona educazione, due elementi primari che spesso non si possono acquistare o chiedere in prestito. Sono “stili arcaici”, un po’ lenti, talvolta paiono addirittura goffi ma alla lunga di sicura efficacia. In fondo, chiunque entri al Marriott e si rivolga al concierge gli dice alzando la voce: “Hey ganzo, come butta? Mi teletrasporti le valige in camera?”. Nessuno vieta di farlo, esattamente come iniziare una chat con con un* perfett* sconosciut* scrivendo: “Ciao Tesoro, sei proprio interessante”, ma non è un principio conveniente, non è il sistema giusto per avere la dovuta attenzione (soprattutto del fattorino dell’hotel).

Immaginate quelle feste affollate di adolescenti e teenagers in cui si serve solo analcolico ma non mancano mai le “bottiglie nascoste”, in cui le persone che si piacciono si seguono con gli sguardi nel mezzo della confusione, si puntano aspettando il momento opportuno, cercando di trovare l’attimo per offrire il meglio di sé, nella più completa armonia tra eccitazione e paura. Quando si incontrano si scoprono piano, cercando di non sciupare l’occasione. È tanto semplice scriverlo tanto quanto è complicato realizzarlo oggi, dove le distanze sono eluse e il nostro essere è coperto da mille volti di cui a volte nemmeno ci ricordiamo il nome, uno “spazio” in cui i nickname prendono il posto dell’identità di chi se li è cuciti addosso ed è complesso distinguere davvero, alla fine, ciò che si è nella realtà.

Volete davvero conoscere qualcuno? Allora è necessario che leggiate tutto ciò che è già a vostra disposizione, nei profili, nelle notizie, attraverso post o pubblicazioni. Troppa fatica? Allora dietro l’angolo è pronta la mannaia del blocco. Non serve nemmeno cambiare nome e mail, con gli stessi metodi i risultati saranno i medesimi. La persona che avete nei vostri pensieri è amica di qualcuno che conoscete personalmente? Allora chiedete, come si faceva nella preistoria, fatevi raccontare così da avere idea di chi volete contattare: potete capire già da quel momento se ci potrà mai essere un’amicizia. Oppure volete altro? Allora ditelo, non c’è nulla di male a essere affascinat* da qualcuno fisicamente, a provare attrazione, magari anche corrisposta. È quando questo è nascosto o sottointeso che le cose prendono una piega diversa. Essere chiari non vuol dire essere arroganti. È possibile sostenere le tesi senza eccedere, in ogni caso è sempre più utile guardare altrove che insistere pensando di aver ragione delle proprie idee. Non tutti comprendono l’italiano nella stessa maniera e, a volte, per chi lo conosce, è utile trovare misure diverse per comunicare e avere risposte o conferme. Il giudizio arriva prima della conoscenza, è un dato di fatto sebbene nessun* voglia ammetterlo. È da evitare.

 Non c’è nulla di peggiore di chi mente. Siamo pronti a giudicare sportivi, politici, attori, per ogni loro bugia ma pensiamo che nella solitudine di una chat con un* sconosciut* possiamo mentire oltremisura impuni da tutto. Peccato, perché internet è impietoso, registra e memorizza tutto e gli occhi che gravitano sulla rete sono miliardi, difficilmente le informazioni “svaniscono” col tempo. Se volete mentire dovete essere coerenti, costanti, e soprattutto intelligenti, altrimenti evitate, siate quel che siete, ognuno ha valore, e il corrispettivo opposto, senza voler sembrare Superman.

Nel seminario per singol* sulla ricerca del partner ho voluto puntualizzare quanto sia necessario, prima di focalizzarsi sulla ricerca, scoprire cosa si vuole, quali siano i propri interessi, le personali fantasie e desideri. Non sempre ciò che si trova in rete è evidente, genuino, limpido. Spesso è nascosto da nomi improbabili, in bilico tra la realtà e la finzione, tra vite parallele e molteplici personaggi.

Immagina: tutta la fama, le immagini, le storie che hai pensato di sapere, gli amici, e perfino le ricorrenze in realtà sono tutte finte, costruite come un puzzle. Sarà solo quando avrai la possibilità di guardare nelle altre pupille, di sentire i suoni e i respiri, quando ascolterai gli odori e le sfumature, quando percepirai direttamente le vibrazioni umane che potrai davvero togliere la maschera. Ma sarai ancora in tempo?

 

Jean Bottega