BDSM soft
Il termine “soft” è una voce inglese che richiama i termini italiani soffice, morbido. E’ un aggettivo che ha toni accomodanti, sfumati, gradevoli e non impegnativi, rilassanti e delicati. Qualcosa che evoca una situazione di comfort e di piacere.
Questo termine, ormai di uso comune, ha trovato vita nella nostra lingua in molteplici applicazioni diventando sinonimo di “leggero”, con particolari peculiarità, a seconda del contesto.
Letteralmente può essere tradotto con “soffice, tenero, liscio, facile da maneggiare o da lavorare”, sebbene questa accezione puramente fisica sia sorpassata, nell’uso specifico, da quella figurata, che può riguardare un’attitudine, un’atmosfera, un suono, un modo di agire o di comportarsi.
Gli americani, già alla fine del 1800, coniarono il termine “softball” per definire il gioco derivato dal baseball in versione, appunto, “soft”: palle più grandi e leggere, mazze meno pesanti, campo da gioco più piccolo, durata della partita inferiore. Insomma una rivisitazione in chiave “leggera” dello sport nazionale.
Attualmente nella lingua italiana, anche a scopo commerciale, si è abusato in larga misura del termine soft, associando a ogni tipo di prodotto o situazione la possibilità di due “versioni” differenti, l’una più “leggera” dell’altra. Questo uso spropositato ha portato molti ad associare questo termine anche a situazioni o comportamenti, con evidenti paradossi.
Nel porno, ad esempio, la differenza tra Softcore e Hardcore è regolata da parametri chiari, sono due categorie di prodotti diversi, i cui i fruitori cercano esperienze originali non equiparabili. La pornografia softcore in genere non contiene esposizioni esplicite di penetrazione vaginale o anale, cunnilingus, fellatio e eiaculazione, ed è storicamente una derivazione commerciale dell’hardcore per scopi pubblicitari. Nel BDSM, invece, questa distinzione non esiste. Non c’è una versione soft. Nel complesso intreccio delle pratiche che lo caratterizzano ci possono essere intensità e limiti diversi, pratiche più o meno impegnative, tempi e modi che possono dilatarsi o contrarsi, ma non esiste una versione “soft” né un’accezione del termine che ne possa graduare i parametri o le condizioni.
Attualmente, per chi pratica BDSM in maniera consapevole, la parola “ BDSM soft” è spesso associata a quella enorme massa di persone che vorrebbe approcciarsi alle pratiche, alle esperienze, alla realizzazione delle proprie fantasie, ma semplifica seguendo consigli superficiali, affidandosi ad articoli dozzinali e poco professionali che indicano come “bdsm soft” quello “per principianti”, come se si trattasse della versione “start” di un qualcosa che, invece, è terribilmente complesso.
Le semplificazioni sono carburante per le mode, per le curiosità, per le tendenze; quando si tratta di sentimenti, dolore, fiducia, occorre avere più attenzione per ciò che costituisce il BDSM in termini umani e psicologici. Una delle prime indicazioni che lascio nella riflessione sulle informazioni che si posso raccogliere in rete e attraverso i social è questa: “Non c’è nulla di semplice prima di aver capito il senso di ciò che si vuole fare”. È evidente, dunque, che non è sufficiente acquistare il cofanetto “quick start bdsm” con le manette e il collare (più frustino nella versione deluxe) per approcciarsi all’universo kinky in versione “soft”.
Buon BDSM.
Jean Bottega - Dungeon Keeper - Red Padlock Room Dungeon Torino